Nel mondo della comunicazione, da tempi non sospetti, intorno ai primi anni Sessanta, McLuhan sottolineò la coincidenza del medium, cioè del mezzo, con la sostanza stessa del messaggio. Una visione ampiamente criticata all'inizio, che di fatto anticipava l'accelerazione dei media di oggi, dove tra iPhone, email e, per farla breve, tutto il mondo social, il canale scelto come veicolo di comunicazione influenza (di molto) la partecipazione emotiva del messaggio. Così si comunica freneticamente per azzerare le distanze, indipendentemente dalla natura del messaggio, per sconfiggere la solitudine, per restare in contatto, per esternare emozioni e reazioni a colpi di clic. Abbandonata la formula classica della comunicazione, che racconta di un emittente e di un ricevente, raggiunto da un messaggio trasmesso da un canale puramente tecnico, adesso è il mezzo che conta. Una rivoluzione che viaggia al ritmo di internet, vera svolta epocale del nostro mondo che, comunque, va usata con cautela e la dovuta calma. Lo sappiamo tutti per averlo vissuto in prima persona, almeno una volta, quanto sia pericolosa la tentazione di una mail, la vecchia lettera, scritta sotto un impulso emotivo. Il rischio è sconfinare, dare voce a pensieri che, a mente fredda, sapremo evitare. "Mezzo e messaggio, quei cortocircuiti al tempo delle mail" è il titolo dell'intervento di Umberto Eco al Festival della Comunicazione di Camogli, che si conclude oggi, dedicato alla "Comunicazione: soft e hard". Spunti interessanti per una riflessione generale sul nostro mondo, ripresi dall'articolo pubblicato da Eco su la Repubblica Milano di ieri.
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