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Che tempo!
Oggi facciamo come gli Inglesi che rispettano la tradizione: parliamo del tempo. Troppo facile dire che è una schifezza, che da giorni piove, fa di nuovo freddo, e la primavera chissà quando verrà. Oppure: "Chi ha tempo, non aspetti...". No, banale. Adesso il tempo soprattutto lo si festeggia, si inventano ricorrenze in nome di un marketing fantasioso che sgombera il campo dai problemi incombenti, celebrando feste e giornate memorabili, sconosciute fino a poco prima. L'altro giorno, il 14 marzo, era il "pi greco day", che ha messo in luce una sequenza di numeri scaramantici, tutti messi in fila a partire dalla data, letta all'americana però, 3142015. Non succederà più fino al 2115 e la cosa ci dispiace. Per fortuna il prossimo 20 marzo sarà la "giornata della felicità" istituita nel lontano 2012 dall'Onu in persona, per ricordarci che è un diritto, caso mai a qualcuno fosse sfuggito. E su questo argomento, sulla tesi del "diritto" e della legittima ricerca personale, impegnativa come può esserlo l'intera vita, Lorenzo Marone (la Lettura 15.3.15) ha evidenziato le diverse tappe felici, scandite per decenni. Un conto è la felicità che si cerca a venti o a trent'anni, a quaranta o a cinquanta. Sì, certo, è vero: però non siamo d'accordo sul fatto che a ottanta l'agognato sentimento sia "l'accettazione di ciò che sei stato". La felicità è vita, progetto continuo e costante. Chi si ferma è perduto, a venti come a cent'anni.

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