LO RICORDIAMO a partire dai “Diari Minimi”, da quel “Elogio di Franti”, il cattivo deamicisiano che a noi da bambini ci stava antipatico, con tutti quei dispetti che faceva al bravo protagonista di Cuore e ai suoi compagni di scuola. Ora saltava fuori che non avevamo capito bene come stessero le cose: i cattivi non lo erano fino in fondo e i buoni, dai, erano proprio noiosi. Proseguendo con la lettura della “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, dedicata al padre di tutti i quiz di mamma TV, che Umberto Eco già dagli anni Sessanta indicava come la prima icona pop televisiva, come diremmo oggi. Autore e sceneggiatore, scrittore e saggista, filosofo e semiologo, Eco è stato un grande professore legato ai suoi studenti che, pare, seguisse anche nelle proiezioni delle loro vite professionali. Contribuì a fondare il Dams di Bologna, che ci sarebbe davvero piaciuto frequentare.
Poi, i fatti della vita, non ci hanno messo in contatto diretto ma, creda caro Professore Eco, penseremo a lei sempre con nostalgia. In particolare per le sue ultime lezioni, per il coraggio del suo gesto pubblico di commiato, diciamo così. Per aver partecipato alla cordata dei fondatori de La Nave di Teseo. La nuova casa editrice, quella della diaspora Mondazzoli, che pubblicherà a breve i suoi primi titoli, tra cui il suo ultimo libro. “Lo faccio per lasciare un’eredità ai miei nipoti” queste la sua dichiarazione, come l’abbiamo letta pochi mesi fa sui giornali, rilasciata a chi le chiedeva il motivo di quest’avventura importante e controcorrente. Allora, se è vero che la morte è l’unica certezza con la quale abbiamo tutti un contratto a tempo determinato, affrontarla vivendo in piedi fino in fondo è un bel modo per spuntare la lama della falce.
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